Per dimagrire e modificare in maniera duratura e permanente lo stile alimentare, è utile un approccio multidisciplinare in cui esperto di alimentazione e psicologo lavorino in sinergia per aiutare la persona a perdere peso. La dieta è infatti uno strumento che ci dice “cosa” occorre mangiare, quali alimenti e in che quantità, ma non dà alcuna informazione rispetto al “come” si mangia e ai significati attribuiti al cibo.
La fame è una sensazione che si prova quando il nostro corpo ci informa che siamo a corto di energia e abbiamo bisogno di mangiare. Spesso però le persone mangiano anche quando non avvertono questi segnali o quando scambiano altre sensazioni e stati d’animo per fame. La maggior parte delle persone che ha problemi di eccesso di peso corporeo, non mangia per necessità, ma usa il cibo per altri scopi, spesso senza nemmeno rendersene conto.
I bisogni che portano a un consumo eccessivo di cibo sono molteplici. Si può mangiare per rabbia, per ansia, paura, noia, stanchezza, delusione, per riempire dei vuoti. Si può mangiare per “far tacere” emozioni spiacevoli o intollerabili, o perchè non si è capaci di riconoscerle e differenziarle. Si può mangiare anche in presenza di emozioni piacevoli come uno stato di rilassamento dopo un evento stressante, un premio per aver raggiunto un traguardo, un evento felice.
Non esistono regole che possono essere generalizzate, perché ciascuna persona è unica. Il rapporto con il cibo, inoltre, si costruisce nel tempo a partire dalle abitudini alimentari adottate in famiglia durante i primi anni di vita, sia per quanto riguarda il tipo di alimentazione seguita, sia per quanto riguarda le circostanze in cui si era soliti mangiare, oppure l’uso che veniva fatto del cibo, ad esempio come premio, come consolazione, come distrazione.
La “Fame emotiva” è inconsapevole, è un pilota automatico che ci guida verso il cibo anche quando il nostro bisogno è altro e permane anche se il senso di sazietà è stato raggiunto. Il cibo, prontamente disponibile e di immediata gratificazione, rappresenta una soluzione alle situazioni più disparate. Anche nell’immaginario popolare è presente l’idea che il cibo e le bevande possano rappresentare un buon antidoto: “mangia che ti passa”, “Bevo per dimenticare”.
Quando si ricorre al cibo in maniera automatica si verifica una sorta di sospensione del tempo che permette di focalizzarsi solo sul momento presente, il cibo che si sta mangiando, senza più riflettere sugli eventi passati e futuri.
Attenersi a un regime alimentare senza conoscere il proprio rapporto con il cibo, rischia di portare a un fallimento a breve o a lungo termine. Si pensi ad esempio all’effetto yo-yo in cui la persona non riesce a mantenere e stabilizzare i risultati raggiunti e riacquista il peso perso, spesso con gli interessi.
Lo strumento principale per ottenere un cambiamento duraturo è la consapevolezza. Osservare come si mangia per cambiare in profondità il proprio modo di farlo.
È importante prendersi del tempo per imparare a riconoscere come ci si sente quando si ricorre al cibo, mettere in relazione il cibo agli stimoli emotivi, distinguere gli stati d’animo che mimano la sensazione di fame e quelli sperimentati mentre si mangia, riconoscere il senso di fame “fisiologico” e il senso di sazietà, osservare le sensazioni corporee durante i pasti.
Aumentando la conoscenza di sé e del proprio modo di mangiare è possibile creare uno spazio di pensiero tra l’impulso automatico e l’assunzione di cibo. La persona può imparare a trovare strategie alternative per far fronte a situazioni che prima avevano il cibo come unica soluzione indiscriminata.